A gentile richiesta di un caro lettore di questo blog cercherò di trasmettere le impressioni che ha lasciato in me la visita (o la vista) della Laguna Colorada, anche se non sono sicuro di riuscirci.
Il mio programma di viaggio prevedeva soltanto una visita
al Deserto di Atacama (Cile), ma in occasione di una mostra fotografica
organizzata a Numana dall’Associazione Liberato Zambia sul nostro ultimo
viaggio in Africa, un grande fotografo (Giovanni Marrazzini) presente all’inaugurazione
mi ha fato presente che non potevo lasciare di visitare l’altipiano Boliviano
distante solo circa 150 chilometri dal deserto Cileno. “E’ una cosa fantastica”
mi disse il fotografo. “Me lo immagino”, dissi io, e lui semplicemente aggiunse
… “non hai capito niente… non te lo puoi immaginare”. Risultato: cambiai il
programma ed ora dico: aveva ragione, quanta ragione aveva! (grazie Giovanni).
Superata la frontiera con la Bolivia si percorrono un
numero difficilmente precisabile di chilometri verso nord, utilizzando delle
tracce riconoscibili soltanto dall’abile autista, non è possibile chiamarle
strade e ne meno piste. A sinistra non lontanissimo una serie di cime (le Ande)
e tantissimi vulcani spenti, non si vedo alti in quanto già noi viaggiamo a
4.000 mtr s.l.m. Si salgono e scendo in continuazione colline sabbiose, oppure
di ghiaia, di pietre o semplicemente materiali lavico ed ad un certo punto, sorprendentemente,
è li. Cosa dire? Una tavolozza per un pittore naif? Perché la forma e quella,
un ovale dove gran parte dell’acqua e rossa (intensamente rossa) contornata da
chiazze blu, verde, bianco, tutto effetto delle alghe e dei minerali che
abbondano da quelle parti. Qualche lama passeggia indisturbata ed una ventina
di turisti, dopo il primo stupore si scatenano con le macchine fotografiche. In
fondo, quasi a portata di mano, una montagna con strati di colori diversi e
conosciuta come il monte dei sette colori.
Ecco tutto? No.
Mi sono appartato e seduto in una grande pietra e riflettuto
come avrei potuto condividere con chi voglio bene tutto ciò che la mia retina
filtrava lasciando passare verso il cervello una tale perfezione. Non erano
solo i dirompenti colori, ma anche la serenità e il silenzio totale, il cielo limpido.
Ed è li che senti la necessità di sapere scrivere, o saper dipingere o di
essere un fotografo vero. E lì che si fa il massimo sforzo per trattenere il
possibile, per poi andare via con la
malinconia di sapere che non tornerai e che purtroppo non è stato possibile
condividere le sensazioni con chi avresti voluto.
Cosa sono quelle cose bianche che qua e là emergono dal lago. Pietre o animali.
RispondiEliminaCosa sono quelle cose bianche che qua e là emergono dal lago. Pietre o animali.
RispondiEliminaSono uccelli, caro Roberto, e la linea bianca in fondo è l'acqua con un fondo di sale, grazie per seguire il blog, ci vediamo sul viale (della Vittoria)
RispondiEliminaRic tranquillo...le hai trasmesse molto bene...bisogna che a Giovanni glielo dici. Sai che è in Perù sto mattacchione? chiedigli amicizia su facebook
RispondiEliminaDavide a Giovanni ho scritto ringraziandolo del consiglio non appena tornato dal nord e lui ha risposto: "mi fa piacere"...
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