giovedì 22 settembre 2016

... e finisco in un romazo


Nel 1973, subito dopo il colpo di Stato in Cile, fu chiusa la Scuola di belle arti della più importante università cilena ritenuta dai militari un covo di marxisti pericolosi. Quindi rimassero disoccupati tutti gli insegnanti, il personale amministrativo ed a spaso gli studenti.

Una fondazione tedesca ritenne che non si poteva perdere un’intera generazione di artisti e quindi finanziò l’acquisto di una casa nel quartiere Bellavista di Santiago (quartiere che da sempre pullula di iniziative culturali in un ambiente decisamente bohemien), attrezzo la struttura con alcuni torchi e con tutti i materiali necessari per produrre ed sviluppare l’arte dell’incisione.

Da allora in quella sede funziona il “Taller de artes visivas” (TAV), una specie di cooperativa dove gli artisti pagano una quota mensile e possono usufruire dei servizi di stampa, organizzazione di mostre, confronto con artisti di altre nazioni, ecc. All’inizio fu un centro clandestino e con il passare degli anni è diventato un importante centro di produzione culturale. Molti di loro hanno esposto in Europa ed hanno importanti rapporti con l’Italia, in particolare Firenze.

Sono andato in visita e sono stato accolto con grande cordialità, la quale si è trasformata in una vera e propria festa (caffè e pasticcini) quando hanno saputo che venivo da una città vicino a Fabriano dove si fabbrica, secondo loro, la miglior carta per belle arti del mondo.

Bellavista è un bel quartiere, li c’è la casa di Santiago di Neruda, innumerevoli i luoghi dove la sera si fa Jazz e si beve dell’ottimo vino, tantissime le gallerie d’arte, le librerie, i negozi/laboratori di artigianato artistico, Tutto aperto solo la sera e la notte.

Così è passato un’altra mezza giornata alla scoperta di quei luoghi e persone che in passato non ho avuto la possibilità di conoscere.

Questa sera si cena in casa di un carissimo amico che oltre ad essere un manager di punta delle esportazioni del vino cileno nel mondo è anche un bravo scrittore e che in questi giorni sta dando alla stampa il suo terso romanzo, “L’invierno de la rebelion” un articolato racconto sostanzialmente storico sul ’68 (che in Cile ebbe luogo nel 67) e dove un intero capitolo è dedicato alla storia dei primi anni di esilio di un giovane leader degli universitario cileni. Diciamo la verità: io.

Il laboratorio del T.A.V



2 commenti:

  1. Uno importante è giusto che finisca in un libro: lo cercheremo!!

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  2. Ah Ric ho un'idea. Il tuo amico ti potrebbe far dono di una cassettina di vini cileni e magari ne stappi una con noi, magari con quelle tapas che ci avevi promesso nel 2013!!!!!!!

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