venerdì 30 settembre 2016

La posta dei lettori

A proposito della nostra rubrica "La finestra sul cortile" una gentile lettrice di chiaro origine milanese ci scrive questo francesismo:
"VACITEVE  'E CAZZE VOSTRE E VIVA GESU'!"

😁

 interpellato il caporedattore ha  detto di rispondere:
"ci proviamo...."

La finestra sul cortile (2)

Nel palazzo di fronte, quelli del 16° piano che l'altro giorno avevano litigato oggi mangiano spaghetti in bianco con la coca-cola.  Nella sala ci sono solo 2 quadri (calcolo cm 30 x cm 30) incorniciati con un listellino laccato rosso, uno ritrae Superman e l'altro Supergirl. C'è anche uno scafale tipo libreria ma non ci sono libri. Aggiungo documentazione iconografica anche se le immagini non sono proprio quelle. (Mi auguro che i caporedattore Condorito non mi rimproveri).



La porta del deserto


Senza rispettare alcuna cronologia e tanto per completare i particolari del mio gironzolare, mi vorrei soffermare su San Pedro di Atacama (2.407 mtr s.l.m.), il piccolo paese che fu la “base” da dove partivano le mie escursioni nel deserto. A 1.700 Km a nord di Santiago, 170 dalla frontiera con Argentina e 60 da quella con la Bolivia è sorto in mezzo all’aridità totale grazie ad un po’ d’acqua che arriva dalle Ande. Si estima che i primi insediamenti umani nella zona sono di 11.000 anni fa, comunque l’etnia principale rimasta fu quella degli Atacamegni, che si dedicavano alla pastorizia ed all’agricoltura. Gente di indole pacifica furono facile preda di altre etnie più bellicose prima arrivate dall’altipiano boliviano, poi dagli Incas ed in fine dagli spagnoli. Crocevia di piccoli traffici e commerci in passato, oggi è una “capitale” del turismo in Cile grazie alla sua collocazione che permette definirla “la porta del deserto”. Possiede un interessante e noto museo archeologico che non ho visitato perché chiuso per riordino. Non so se per una consapevole scelta o se per caso, ma la struttura “urbanistica” non è stata modificata. Le case sono in mattone di fango crudo, e le strutture ricettive hanno sviluppato all’interno delle costruzione, le comodità necessarie al visitatore per lo più, oggi, europei, brasiliani ed argentini. C’è anche un considerevole turismo interno. Ogni casa del “centro” è adibita ad un qualcosa inerente al turismo: Alberghi, ristoranti, bazar, anche boutique, agenzie che organizzano escursioni, negozi di souvenir. Gli operatori sono gentili, amabili, molto organizzati e professionali. La sera non manca nei ristoranti e negli angoli delle strade la musica andina e sudamericana. I costi non sono bassi ed è buona cosa fare una paziente ricerca prima di entrare in un locale che ci sono di ogni tipo. Dopo un’accurata ricerca sono riuscito a mangiare benissimo in un elegante ristorante finemente arredato, con musica dal vivo ed ottimo servizio al prezzo di 16 euro circa:  antipasto, un secondo di ottima fattura con contorno , un dessert ed una birra. Il mio albergo molto economico per la media locale è costato € 45 ca.  a notte con colazione, camera singola e bagno in camera (acqua calda), aveva tutte le comodità necessarie, compresso il WiFi nelle aree comuni ed un bel “giardino” fatto di sassi, pietre e cactus sotto un grande gazebo, a 200 mtr dal “centro”, esternamente era bruttissimo. La zona ha la migliore visibilità astronomica del mondo, infatti nei monti vicini operano importantissimi osservatori  internazionali quindi, di sera, basta alzare gli occhi per, gratuitamente, scoprire che in torno alla croce del sud ci sono qualche miliardo di stelle. Mi fermo qui perche se no sembra una guida turistica... e non vorrei.

San Pedro di Atacama by day

San Pedro di Atacama by night

giovedì 29 settembre 2016

Precisazione

Il capo redattore, Condorito, mi ha rimproverato duramente per una mia imprecisione e per la mancanza di un più approfondito controllo delle fonti storiche. Infatti, nel mio post sulla Chiesa di San Francisco (27 sett.)  riferisco sulla presenza del "cristo di maggio" salvo da ogni terremoto. Grazie ad una segnalazione arrivata in redazione precisiamo che il "cristo di maggio" si trova nella vicina Chiesa di San Agustin, nella navata di sinistra in fondo, e che quello da me visto è altro Cristo, sempre di legno, sempre dell'epoca coloniale  ma non quello indicato nel mio post (comunque sembra altrettanto miracoloso visto l'alto numero di targhette di ringraziamento posizionate ai piedi dell'immagine).
Condorito ha aggiunto severamente: " che non si ripeta... qui siamo gente serie e dobbiamo rispetto ai nostri lettori". Io, chiedo venia.


mercoledì 28 settembre 2016

In visita a casa di Violeta

Violeta Parra fu una singolare artista cilena: musicista, compositrice, cantante, pittrice, ricamatrici di arazzi. Fu capace di trasformare in poesia ogni materia ed ogni suono o parola con la quale entrava in contatto. Violeta Parra fu in tutto e per tutto autodidatta.  Si dedicò con passione alla ricerca per il riscatto della cultura popolare e soprattutto di quella indigena. Io penso di poter dire che fu inoltre una grande antropologa, anche se non credo cha abbia mai presso un libro sulla materia tra le sue mani alate.
Fu sempre molto povera, non erano quelli tempi  nei quali si potesse vivere da un tale mestiere. Non era molto amata ne fu in vita molto conosciuta, al punto che la notizia più importante della sua vita fu quella della sua morte: suicida, sotto un tendone da circo, con la chitarra vicino ed una lettere nella quale rendeva pubblica la sua decisione, vinta da un amore fatale perché impossibile.
Anni prima della sua morte la brezza della sua poesia arrivo, non so come, al Louvre, che la ospitò con una sua collezione di arazzi.
In questi anni il Governo del Cile  ha donato alla Fondazione che la ricorda,  una bella e moderna struttura - il Museo Violeta Parra - molto centrale ed intelligentemente progettato ed allestito. Della gestione della fondazione se ne occupano figli e nipoti, tutti musicisti. L'ingresso è per volontà della fondazione, gratuito. Gran parte delle tante visite sono scolaresche che vengono assistiti da bravissime animatrice. E' sempre in funzione una "sala didattica" dove i bambini vengono accompagnati ed invitati a creare con materiali poveri e istrumenti musicali semplici della tradizione popolare.
La sua canzone più conosciuta "Gracias a la vida" recita
Grazie alla vita che mi ha donato tanto  / mi ha dato il sorriso e donato il pianto  /  così io distinguo gioia da tristezza  /  i due materiali che formano il mio canto  /   il vostro canto che è lo stesso canto  /   e il canto di tutti, che è il mio proprio canto. (trad. da me)
Il pubblico

Un arazzo

L'ingresso

martedì 27 settembre 2016

curiosità mattutine, in breve

Quattro passi vicino a casa semplicemente cercando di camminare con gli occhi aperti


Con questo torchio fu stampato il primo giornale Cileno nel 1812 (L'Aurora de Chile) animatore e direttore del quale fu Camilo Henriquez (1769-1825) Sacerdote, politico, scrittore, giornalista, commediografo....  appassionato protagonista del movimento per l'indipendenza dalla Spagna, fu lungamente incarcerato dalla inquisizione molto probabilmente per aver letto e possedere "il contratto sociale", fu brevemente presidente del primo Senato della nascente repubblica e redattore del primo "Regolamento Costituzionale"   (tra le altre tante cose)


Qui non siamo a Londra ma bensì en Calle (via) Londres, in pieno centro di Santiago, Isola pedonale, caffè, alberghi, negozi... 


                                                 



















La Chiesa di San Francisco, la più antica chiesa di Santiago costruita nel 1574 in mattoni di fango crudo fu completamente distrutta da un terremoto nel maggio del 1583, rimasse solo in piede una croce in legno, ancora presente nella chiesa conosciuta come il miracoloso  "Cristo de mayo). Finita di ricostruire nel 1613 con più adeguate accortezze tecniche è sopravvissuta ad ogni movimento tellurico, che non sono stai ne pochi, ne benevoli...



Parte del Chiostro della Chiesa di San Francesco ospita al piano terra un museo d'arte coloniale, buio è  disordinato, (ingresso soltanto €1,30), fa quasi pena..


Al quinto piano (o sesto?) di questo edificio abitai fino l'età di 5 anni. Sito in un angolo della piazza antistante il palazzo presidenziale La Moneda, io salivo su di una sedia e quando vedeva risplendere il luccichio di una grande Tuba della banda che accompagnava la cerimonia del cambio della guardia, chiedevo alla mia Tata (di  nome Yolanda) di portarmi sotto, cosà che lei faceva volentieri perché amoreggiava con un carabiniere. Sarà che da allora mi piacciono le bande?


E poi in centro dove ti giri c'è uno che canta e qualcuno anche bene


In Santiago non ci sono le ape (o appetti), quella genialità tutta italiana, in cambio i cinesi stanno vendendo alla grande questa macchinetta.... nulla da fare, l'ho sempre pensato e detto, come l'Ape non c'è al mondo






La finestra sul cortile


L’appartamento dove abito in questi giorni si trova molto vicino al “Centro Amministrativo” della città , diciamo 5 / 6 isolati dal palazzo presidenziale La Moneda e a 4 dal grande viale che traversa tutta la citta da est a ovest. Una zona che negli ultimi dieci anni è stata riqualificata con la costruzione di tantissimi edifici di edilizia economica ma, molto funzionali ed a costi raggiungibili per una giovane copia ai primi lavori. Dopo essere stato in passato il contrario, oggi è un quartiere molto giovane.

Il “mio” appartamento ha una piccola terrazza ma ci va un tavolino e due sedie dove non fa mai male prende una birra ed osservare. Di fronte, guardando a sud,  a pochi metri (giusto la larghezza della strada di due corsie  e dei due marciapiedi) la visuale è stata completamente coperta da un palazzo di 22 piani simile al mio. Ad est, per fortuna, si riesce a vedere uno squarcio di cordigliera delle Ande e per il resto edifici, edifici, edifici.

La sera quando non esco, spengo la luce e mi sistemo, birra in mano, ad osservare la quotidianità del palazzo di fronte, “la mia finestra sul cortile”. Calcolo che nel edificio di fronte, dalla mia parte, ci saranno circa 120 appartamenti abitati direi tutti da giovane copie. Ogni sera in qualcuno c’è una festa, compleanni o qualcos’altro. Tornano dal lavoro in torno alle 20, affamati, si intravede grande movimento in torno ai frigoriferi e nelle cucine all’americana che stanno in un angolo del salone (come la mia), Le ragazze cucinano, i maschi aprono il PC e credo molti lavorino ancora. Poi segue la TV. Si vedono stanchi, in questo paese si lavorano minimo 40 ore la settimana. Poi inizia il traffico, diversi vanno verso la lavanderia al piano terra (questi palazzi tutti ne hanno una condominiale a gettoni) verso mezza note le luci iniziano a spegnersi. Quelli che vedo meglio, ovviamente, sono quelli proprio di fronte, al 16° piano, oggi penso siano arrivati con un gioco nuovo per il PC, però dopo qualche minuto credo abbiano litigato ed adesso ci gioca solo Lui, Lei è passata all’altra camera e si guarda la TV mentre si liscia i cappelli che sono verdi, lui immagino sia completamente tatuato, hanno 2 biciclette che usano come mezzo di trasporto e che lasciano ogni sera in terrazza, è meglio, qui rubano e non poco. Sono le 21 e 20 e quasi da per tutto si cucina, una al 14° stira di mala voglia, si vede. Al 12° un piccolo balcone è pieno di piante in grandi secchi, è una specie di coltivazione, potrebbero essere pomodori oppure marjuana, da qui non riesco a distinguere. Più in alto, 18°,sono arrivati con le birre, sono una decina più i patroni di casa, va a sapere dove si mettono in 35 mtr quadrati, io adesso vado, cerco di ricuperare, oggi solo una coscia di pollo lessa con qualche fetta di pomodoro, ed è pronta.

un Madrid originale, acquarello, veduta verso est







domenica 25 settembre 2016

supplemento all'post precedente


A completamento del post precedente la redazione di Condoricose vi informa che la “merenda” è stata anche allietata da soavi ed italianissime melodie al clarinetto: O sole mio, Santa Lucia, Il Carnevale di Venezia e naturalmente Va’ pensiero, interpretazioni molto apprezzate dal pubblico convenuto, ve lo dice uno che c'era...



Come dire, amici di merenda?


Questi 6 signori ormai con più di qualche cappello bianco di troppo, sono amici dal 1960, hanno fatto la scuola media e le superiori insieme e si sono riuniti nella casa di uno di loro, a Santiago del Cile, per concordare i particolari di un evento che avrà luogo sabato 1° ottobre quando una trentina di ex compagni di scuola si riuniranno in un ristorante per ricordare il 50° della loro maturità, cioè quando finita la scuola ognuno presse la sua strada per viverla.

Queste cose sono molto pericolose, si corre il rischio che dopo qualche minuto siano finiti i temi di conversazione, o che gli interessi siano diventati tanto diversi che poco rimane in comune. Nel nostro caso non è così, sembra che l’ultima volta che ci siamo visti sia ieri sera invece, sono passati tanti di quei anni. Sull’incontro vero e proprio ne parlerò dopo per adesso vi dico solo che arriveranno dal Brasile, Germania, Italia, Spagna, e da molte città diverse di questo lunghissimo Cile.

Questo “incontro preparatorio” è iniziato alle ore 12.00 di oggi nella terrazza di un bel giardino con un aperitivo, seguito da un pranzo che è finito con dolci, spumante, digestivi, caffè ecc. Il tutto è continuato con una merenda verso le 17 per continuare verso le 19 con un aperitivo obbliamene prima della cena che abbiamo consumato in torno alle 20.30. Finito tutto l’unico astemio ci ha riportato con la propria auto a casa facendo un bel giro per diversi quartieri della città. E adesso se i lettori di Condoricose me lo permettono, vado a dormire (senza sveglia).

Patricio, Ricardo; Oscar, Carlo, Juan, Pedro

sabato 24 settembre 2016

così... per far vedere

Qualche immagine del viaggio nel deserto senza perdere troppo tempo nella scelta delle fotografia anche perché oggi devo andare in un quartiere lontanissimo ovviamente a pranzo con gli amici con i quali ho fatto le medie e le superiori, ma questo fa parte di un altro racconto


Laguna Cejar

Nel tropico di capricorno

altra laguna nel deserto

tramonto a 4.100 mtr slm

venerdì 23 settembre 2016

...ti ho pensato madre Lucia


Oggi, vincendo qualche comprensibile psicologica resistenza, mi sono dedicato a fare il turista vero e proprio, il “turista per caso”. Piazze, chiese, musei per finire nel “Sky Costanera”, il più alto edificio di Santiago, un grattacielo di 62 piani e 300 mtr di altezza di vetro ed acciaio, dove nel piano 61 e 62 c’è una terrazza/belvedere  coperta  e si può ammirare Santiago a 360° (costo dell’ascensore € 8,oo circa) . Visita guidata in diverse lingue ogni ora, possibilità di rendersi conto della terribile capa di smog che compre questa immensa città. In generale lo spettacolo è da quelli da non perdere. In discesa l’ascensore ti lascia al 5° piano e quindi si è obbligati a fare un percorso per un grandissimo, elegante e completo centro commerciale. Ma non c’è niente da fare, uscendo mi trovo di fronte la piccola Parrocchia de “Los Leones”, già chiesa di San Ramon, costruita nel ottocento come “Cappella” di una grande proprietà terriera sita allora ai margine di Santiago, la proprietà era conosciuta con il nome di "Fundo Lo Bravo" (della serie qui una volta era tutto campagna). La chiesa oggi è circondata di grandi edificio, è li, sola sola, a ricordarmi che “allora” la struttura ospitava anche una scuola singolare. Era divisa in due da una semplice maglia di fil di ferro, da una parte stavano quelli “ricchi” che la scuola la pagavano ed indossavano una divisa blu con giacca e cravatta  e dall’altra, c’erano quelli “poveri”, che non pagavano e che indossavano una semplice tuta tipo “meccanico” ma di colore nocciola. Gli insegnanti erano gli stessi e transitavano da una parte all’altra da una piccola porticina costruita nella rete metallica. Il divertimento era trattenere il pallone quando questo cadeva dall’altra parte del cortile, seguiva regolarmente una monumentale scazzottata all’uscita di scuola. Il sabato si andava a messa e nella navata centrale della chiesa, quelli in divisa prendevano posto a sinistra e quelli in tuta a destra. Li, io ho fatto  la mia prima elementare, la mia insegnante era una suora che ricordo bella, di nome Lucia ed spagnola. Il mio impatto con l’insegnamento fu tale che rimasse muto per alcuni giorni, portato dal medico questo disse a mia madre: “non si preoccupi signora, il bambino avrà tempo per recuperare e lei se ne pentirà”.  Infatti qualche volta ho parlato un po’ troppo. La scuola non c’è più e la chiesa è diventata una sorta di Cattedrale delle Forze Armate cilene. Certamente i militare non sanno che io, già allora, desideravo tanto stare dall’altra parte del cortile, dalla parte di quelli con la tuta nocciola.


Lo Sky Costanera
Santiago sotto lo smog

La chiesa di San Ramon

giovedì 22 settembre 2016

... e finisco in un romazo


Nel 1973, subito dopo il colpo di Stato in Cile, fu chiusa la Scuola di belle arti della più importante università cilena ritenuta dai militari un covo di marxisti pericolosi. Quindi rimassero disoccupati tutti gli insegnanti, il personale amministrativo ed a spaso gli studenti.

Una fondazione tedesca ritenne che non si poteva perdere un’intera generazione di artisti e quindi finanziò l’acquisto di una casa nel quartiere Bellavista di Santiago (quartiere che da sempre pullula di iniziative culturali in un ambiente decisamente bohemien), attrezzo la struttura con alcuni torchi e con tutti i materiali necessari per produrre ed sviluppare l’arte dell’incisione.

Da allora in quella sede funziona il “Taller de artes visivas” (TAV), una specie di cooperativa dove gli artisti pagano una quota mensile e possono usufruire dei servizi di stampa, organizzazione di mostre, confronto con artisti di altre nazioni, ecc. All’inizio fu un centro clandestino e con il passare degli anni è diventato un importante centro di produzione culturale. Molti di loro hanno esposto in Europa ed hanno importanti rapporti con l’Italia, in particolare Firenze.

Sono andato in visita e sono stato accolto con grande cordialità, la quale si è trasformata in una vera e propria festa (caffè e pasticcini) quando hanno saputo che venivo da una città vicino a Fabriano dove si fabbrica, secondo loro, la miglior carta per belle arti del mondo.

Bellavista è un bel quartiere, li c’è la casa di Santiago di Neruda, innumerevoli i luoghi dove la sera si fa Jazz e si beve dell’ottimo vino, tantissime le gallerie d’arte, le librerie, i negozi/laboratori di artigianato artistico, Tutto aperto solo la sera e la notte.

Così è passato un’altra mezza giornata alla scoperta di quei luoghi e persone che in passato non ho avuto la possibilità di conoscere.

Questa sera si cena in casa di un carissimo amico che oltre ad essere un manager di punta delle esportazioni del vino cileno nel mondo è anche un bravo scrittore e che in questi giorni sta dando alla stampa il suo terso romanzo, “L’invierno de la rebelion” un articolato racconto sostanzialmente storico sul ’68 (che in Cile ebbe luogo nel 67) e dove un intero capitolo è dedicato alla storia dei primi anni di esilio di un giovane leader degli universitario cileni. Diciamo la verità: io.

Il laboratorio del T.A.V



Machuca. (in it: Macciucca)


Senza seguire alcun ordine cronologico, aggiungo qualche notizia sul mio gironzolare su questa striscia di terra nella frontiera sud del mondo.

Girovagando per il deserto di Atacama si arriva non so dove e non so come ad un piccolissimo paese (15 al massimo 20 case) di nome Machuca, da quelle parte si usa ancora la lingua aimarà e credo significhi “ferita”. Le autorità della regione hanno un grande rispetto per le abitudini, usi e norme della comunità  e quindi hanno di comune accordo deciso di promuovere alcune strutture ed attività “turistiche”, si tratta di un parcheggio per le jeep, un bagno (costo per l’uso $ cl 300) , un piccolo spaccio dove si vende acqua minerale e qualche biscotto e merendine, una piccola griglia dove si cucinano spiedini di carne di lama, ed una bancarella con prodotti di artigianato locale, soprattutto tessuti in lana di lama e vigogna. La concessione delle attività turistiche viene affidata a rotazione ad una famiglia per la durata di un anno, le tasse non si pagano, la concessione e gratuita ma la famiglia si impegna a donare alla comunità qualche struttura utili a tutti. Nel 2015 hanno istallato alcuni pannelli solari e con i ricavati del 2016 stanno costruendo un piccolo ostello per poter ospitare 10 / 12 turisti (ne passano circa 200 al giorno). Il resto della Comunità si dedica alla pastorizia accudendo i lama. Una signora custodisce la chiesa e chiede soldi per un futuro restauro. Sarà la serenità del luogo, sarà l'aria, non so cosa sarà, ma i turisti sono molto generosi nelle donazioni finalizzate al restauro. Un altro mondo non solo è possibile ma esiste.



Machuca

La chiesa di Machuca


mercoledì 21 settembre 2016

Fiestas Patrias


Il 18 settembre si festeggia in Cile l’anniversario della indipendenza nazionale dalla colonizzazione spagnola (1810)  anche se l’indipendenza vera e propria avvenne qualche anno più tarde dopo una bruttissima guerra civile. In sostanza si trattava del tentativo inglese di mettere mano sui possedimenti spagnoli nelle Americhe, in quanto allora la Francia si era stabilita con Josè Bonaparte nella penisola iberica (fratello di Napoleone e detto Peppe Bottiglia per le sue inclinazioni al alcol), presenza  che ai britannici provocava una certa urticaria e quindi favorì l’indipendenza delle colonie spagnole. Come al solito una guerra locale per conto di altri.

Da allora in Cile si “festeggia “ alla grande con feste popolari, balli folcloristici ovunque e soprattutto cuccina tipica e tanto, ma tanto vini (dico tanto). Si mangia e si beve in ogni piazza, in ogni parco e chi non può andare fuori lo fa nella propria casa sempre con grigliate profumatissime ed ottimo vino rosso in una citta imbandierata e piena di ghirlande tricolori.  Negli angoli delle strade gli amici si abbracciano e si augurano buone feste e per il forestiero sembra di essere a pasqua o capodanno.

I giornali e la TV  abbondano di notizie e racconti che stimolano il già non trascurabile orgoglio nazionale e l’identità di questo popolo vissuto da sempre nell’isola tra il Pacifico, le Ande, l’Antartide ed il deserto. Per tre giorni il paese si paralizza e per una legge dello Stato che indica queste come  le uniche giornate (18 e 19) di ferie “irrinunciabili”  e cioè l’unico giorno dell’anno dove tutto è chiuso compressi i grandi supermercati per trdizione sempre aperti  a tutte le ore. (chiusura abituale ore 24)

Quindi io ho presso la mia valigia e me ne sono andato a Valparaiso  dove il 17 ho partecipato invitato da una grande famiglia (50, 60 persone) ad un picnic gigante in un bel parco nei presi del  lago Penuelas: Grigliate, empanadas (calzoni cotti al forni ripieni di carne , cipolla, uova sode, una passa e … qualche condimento) più una monumentale collezioni di insalate di ogni tipo. Naturalmente chitarre, balli, canti e giochi della tradizione popolare. Il 18 ho fatto il bis in un bel balneario a nord di valparaiso e per completare la serie il 19 in Valparaiso vero e proprio, sono stato ommaggiato con un pastel de choclo (sfornato di granoturco arricchito di carne, pollo cipolle, origano a va a sapere quant’altro.

Oggi 20 settembre , mentre scrivo,  ormai di ritorno a Santiago bevo una tisana di Boldo , tradizionale erba digestiva. Domani si torna alla ”normalità”.

Chi vuole venire in Cile è caldamente consigliato dalla redazione di Condoricose di farlo in occasione della festa nazionale, non se ne pentirà.


il mio compagno di viaggio Condorito balla la cueca, il ballo nazionale

martedì 20 settembre 2016

La laguna colorada


A gentile richiesta di un caro lettore di questo blog cercherò di trasmettere le impressioni che ha lasciato in me la visita (o la vista) della Laguna Colorada, anche se non sono sicuro di riuscirci.

Il mio programma di viaggio prevedeva soltanto una visita al Deserto di Atacama (Cile), ma in occasione di una mostra fotografica organizzata a Numana dall’Associazione Liberato Zambia sul nostro ultimo viaggio in Africa, un grande fotografo (Giovanni Marrazzini) presente all’inaugurazione mi ha fato presente che non potevo lasciare di visitare l’altipiano Boliviano distante solo circa 150 chilometri dal deserto Cileno. “E’ una cosa fantastica” mi disse il fotografo. “Me lo immagino”, dissi io, e lui semplicemente aggiunse … “non hai capito niente… non te lo puoi immaginare”. Risultato: cambiai il programma ed ora dico: aveva ragione, quanta ragione aveva! (grazie Giovanni).

Superata la frontiera con la Bolivia si percorrono un numero difficilmente precisabile di chilometri verso nord, utilizzando delle tracce riconoscibili soltanto dall’abile autista, non è possibile chiamarle strade e ne meno piste. A sinistra non lontanissimo una serie di cime (le Ande) e tantissimi vulcani spenti, non si vedo alti in quanto già noi viaggiamo a 4.000 mtr s.l.m. Si salgono e scendo in continuazione colline sabbiose, oppure di ghiaia, di pietre o semplicemente materiali lavico ed ad un certo punto, sorprendentemente, è li. Cosa dire? Una tavolozza per un pittore naif? Perché la forma e quella, un ovale dove gran parte dell’acqua e rossa (intensamente rossa) contornata da chiazze blu, verde, bianco, tutto effetto delle alghe e dei minerali che abbondano da quelle parti. Qualche lama passeggia indisturbata ed una ventina di turisti, dopo il primo stupore si scatenano con le macchine fotografiche. In fondo, quasi a portata di mano, una montagna con strati di colori diversi e conosciuta come il monte dei sette colori.

Ecco tutto? No.

Mi sono appartato e seduto in una grande pietra e riflettuto come avrei potuto condividere con chi voglio bene tutto ciò che la mia retina filtrava lasciando passare verso il cervello una tale perfezione. Non erano solo i dirompenti colori, ma anche la serenità e il silenzio totale, il cielo limpido. Ed è li che senti la necessità di sapere scrivere, o saper dipingere o di essere un fotografo vero. E lì che si fa il massimo sforzo per trattenere il possibile,  per poi andare via con la malinconia di sapere che non tornerai e che purtroppo non è stato possibile condividere le sensazioni con chi avresti voluto.



mercoledì 14 settembre 2016

Uyuni... una parola raccontare

Come chi legge lo sa già, io non sono uno scrittore, sono uno che ogni tanto scrive e la differenza non è di poco conto se ci aggiungi che per me l’Italiano è una lingua acquisita, benino, ma acquisita. Allora il  problema è che un giorno ti fermi in mezzo ad una immensa superficie piatta, ruvida e bianca (il salare di ‘Uyuni’ nell’altipiano boliviano), ricamata da regolarissimi esagoni bianchi, in un silenzio semplicemente totale, guardi verso l’orizzonte e ti rendi conto che non c’è più, semplicemente non c’è l’orizzonte. Non c’è più quella linea immaginaria – perché di linea immaginaria si tratta – che separa la terra dal cielo. Oppure, forse ad un certo punto il celo e la terra si confondono specchiandosi l’uno nell’altro.  Capisci che si è  modificato il senso della profondità. Allora ti giri ed a 360° è sempre così perché il salare più grande del mondo ha 12.000 km quadrati di superficie.  Allora semplicemente ti rendi conto che ti stanno invadendo delle sensazioni che non sai se è il “mal di altura” o altro. Ogni tanto pasa in lontananza una jeep con 6 persone a bordo più l’autista, (come la nostra) e allora, per fortuna,  riesci a capire che sei ancora sulla terra. Fino qui niente di grave, se non fosse che in un momento di delirio comunicativo mi è venuta l’idea di fare questo blog sul mio viaggio (condoricose, ma di condor non ne ho visto neanche uno) e allora quelle sensazioni che ti fanno venir un formicolio in ogni poro in qualche modo dovrei condividerle, raccontarle. Una parola! Si tratterebbe di individuare un insieme, un sistema organico e possibilmente poetico di segni…. ma allora sarei uno scrittore. Grande contradizione!

Tra un post e l’alto tratterò di farlo, dico la santa verità:  più per me che per i lettori e poi, si come non si può stare sempre a fare il serioso alternerò un po’ di cronaca anche se non in modo cronologico.

Per finire una notizia: in quella parte di Bolivia se devi fare la pipi bisogna che paghi 3 bolivianos, e poco ma si non paghi non la fai ed io dico… ma con tutto quel deserto proprio 3 boliviani mi dovevi chiedere? A me che per il mal di altura mi avevano prescritto il diuretico….


martedì 13 settembre 2016

Tornato dall'altipiano boliviano

Sono tornato da un giro di quattro giorni tra deserti, salari, lacune sorprendenti, povertà desolante , vulcani e gente amabile e silenziosa.  Ci sarà necessario di un sacco di tempo per riferire e piano piano lo farò in questo mio blog. Comunque a dimostrazione de che sono tornato includo una foto dove a 4.5000 mtr s.l.m siamo in fila al posto di frontiera boliviano per fare le pratiche doganali e di immigrazione, sono le 7.30 dl mattino e fa un freddo rigido ed un venticello che ti perfora le narici. Ma sai il fisico è il fisico  e per 4 giorni abbiamo girato sempre tra  i 3.700 e i 4.000 mtr di altitudine. Ma si come non volevamo farci mancare niente abbiamo fatto anche una puntatina a 4.859 mtr in un altro posto dove la terra prima o poi si incazza, Certi geyser che sputtano fango solforico abbastanza denso e vapori che profumano sempre di solfo. L'odore era quello di Bagni di Tivoli ( per chi li conosce, io ci ho vissuto). sembrava la porta di servizio dell'inferno. Immagino che quella principale sia più elegante. Io, in disparte, guardavo attentamente tante volte trovavo belzebù.
Altra cosa: qalcuno mi può spiegare cos'è il "mal di altura"?
Ci sentiamo presto, domani torno a Santiago e la vita sicuramente mi si regolarizza.

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venerdì 9 settembre 2016

E chiamalo deserto !


Lasciando San Pedro di Atacama credo sia arrivato il momento di tirare le prime somme.

Certo, facendo turismo in gruppo, con sconosciuti, ognuno con motivazioni diverse e sempre con una brava guida che parla con molta passione ma anche frequentemente, non è che siamo  nella situazione ideale  per riflettere di sana pianta, sull’infinito davanti al deserto che ti si presenta in tutta la sua grandiosità e solo apparentemente statico. Comunque al primo momento di pausa la cosa si ripropone prepotentemente. Quando a 360° e per centinaia di km non c’è nulla oltre alla maestosa cornice della Cordigliera delle Ande da una parte e quella più dolce catena montuosa della “costa” dall’altra, quando non è visibile una costruzione, un uomo (oltre ai turisti), quando no vedi un animale (anche se ci sono), quando il silenzio è strepitoso, diventa una necessità interrogarsi sul rapporto che abbiamo con la natura allo stato originario, immaginiamoci in uno come me che sono di cultura “terribilmente” urbana.

Le distanze e l’altezza hanno modificano il ritmo della gente di queste zone, le difficoltà per la sussistenza del passato hanno forgiato un comune carattere che anche se indurito è molto gentile e socievole. Bella gente. Gli uomini hanno sempre lasciato queste zone per lavorare nelle miniere e le donne si sono fatti carico di tutto il resto, infatti si vede, nelle attività turistiche di oggi le donne sono l’anima.

Il nord del Chile ha prodotto negli anni quasi tutto il bene e quasi tutto il male che ha conosciuto il Cile. Le miniere prima di salnitro e poi di rame oltre a tantissime altre estrazioni di altri minerali più o meno preziosi, hanno prodotto gran parte della ricchezza di questo paese e continuano a produrla. Ricchezze che hanno scatenato una guerra feroce (1879) per il controllo delle miniere tra il Cile il Peru e la Bolivia e come al solito naturalmente per conto di altri (USA – Inghilterra) finita con la “vittoria” del Cile il quale si è appropriato di questa zona lasciando anche  la  Bolivia senza una uscita al mare. (firmata la “pace” la conflittualità continua ancora oggi). Da queste parti ci sono state paurose repressioni contro i minatorii che chiedevano stipendi  non dico dignitosi dico soltanto da “pane”. Da queste parti sono nate le prime società di mutuo soccorso del continente e fondato il Partito Comunista, anni prima che nascesse quello dell’Unione Sovietica. Nel contempo ogni opera pubblica, ogni servizio sociale, l’educazione, il servizio sanitario, la difesa, sono da sempre state pagate principalmente con i proventi che arrivavano dal deserto. E chiamalo deserto!  C’è naturalmente da pensare che si sono anche arricchite le compagnie americane e gli alleati che trovavano di volta in volta in cile.

Fermiamoci qui. di fatto l’ho fatta troppo lunga, ma quando mi toccano il deserto la pelle mi si sensibilizza. Ci saranno altre puntate. Domani vado in Bolivia, con passaporto Italiano, se no quelli giustamente mi guardano brutto.

E se la terra un giorno s'incazza?


La cronaca può diventare ripetitiva quindi vado per grandi linea.

Visitata la laguna Cejar, altra meraviglia incastonata nel deserto dove si perde il senso delle dimensioni,  la vista non vasta a farti capire le distanze. L’aria è molto secca e crea a qualche  problema minore, si secca la bocca e si riduce l’umidità delle narici, per il resto niente e ormai l’altezza sembra essere un problema superato, per ora.

Il culmine è stato la visita ai geysers del Tatio, a 4.000 mtr slm circa. Alzataccia alle 4.00 am due ore di viaggio per una buona strada, l’ormai mitica “ruta del deserto”, colazione all’arrivo, inizio vista vera e propria alle 7.00, si, perché l’attività geologica per cause naturali raggiungere il culmine tra le le 7 e le 8.30 (puntuli perché con la natura non si scherza). E sei davanti a centinaia di punti daa dove l’anima della terra espelle con forza acqua bollente, vapori e gas. Ogni punto ha la sua storia, a volte si stancano ed smettono lasciando nella superficie anelli di residui di minerali e di solfo e quindi come con una albero è possibile calcolare gli anni di attività del Geyser.  Qui si intende perché veramente perché gli indigeni l’hanno chiamata sempre “Madre terra”.  Siamo in presenza di una forza che ti fa pensare a quello che sarà in profondità, di come le eruzioni dei vulcani devono essere un necessità,  di cuanto devono essere realmente pericolose le grandi manipolazioni che l’uomo fa del eco-sistema. Io dico: e si un giorno la terra s’incazza?

Domani lascio con rammarico San Pedro di Atacama, un paesetto di gente fantastica che ha trovato nel turismo la sua “gallina delle uove d’oro”, ma lo sanno e ti accolgono sempre in modo gentile. Si parte per l’altipiano Boliviano per 4 giorni sempre al disopra dei 3.500 myr slm, ci sarà il freddo, tanto freddo… ci si vede su questo stesso canale alla stessa ora (dove vado difficilmente ci sarà la possibilità di una connessione internet quindi credo che il prossimo post sarà datato 14 settembre,)



lagune nel deserto

postato l'8dicembre : Lagune altiplaniche

A 4.200 mtr s.l.m. -  credo grazie ai mie consulenti medici prima di tutti quello conosciuto come King Drenaggi, o forze per la grande voglia che  ho avuto da sempre di venire da queste parti, ma non ho sentito il che minimo sintomo di “mal di altura”.

Prima Colazione in un area di sosta della strada poi si segue. Una sinfonia di colori incorniciata in un cielo limpido, nel gruppo si parla e si parla e qui la devo dire per forza “Quanto e piccolo il mondo!”: ti trovo una ragazza di Ancona. Poi una confessione: sono riuscito a fumarmi una sigaretta, anzi, parte di una sigaretta in quanto per la mancanza di ossigeno si spegneva.

Il cielo è così limpido che ti viene voglia di vedere una nuvola all’orizzonte e ti rendi conto che non ai alcuna speranza de che si materializzi. Le lacune erano tre o quattro a pochi passi del deserto del sale, il giallo degli arbusti che crescono intorno danno una grande sensazione di vita, i fenicotteri in lontananza pure. Nel ritorno si visitano due piccoli paesi di montagna poverissimi, gli abitanti comunque sempre gentili e con la fisonomia che la natura gli ha dato per poter vivere in altitudine. Le donne vesto costumi della tradizione gli uomini no. Questi sono tutti discendenti della etnie cultura aimarà una comunità importante quanto gli Incas prima dell’arrivo degli spagnoli, la loro lingua è ancora usata tra di loro., la toponimia da queste parte è tutta in Aimarà.
sia all'andata che al ritorno la nostra guida si è dilungato nel spiegarci le caratteristiche e l vita del Salar di Atacama, diverse migliaia di anni fa un immenso lago. oggi ha una profondità di 1.200 mtr che lo rende il 3à più grande del pianeta.

giovedì 8 settembre 2016

adeso si fa sul serio



postato a San Pedro di Atacama l'8 settembre

Ho interrotto le mie cronache perché l’attività si fa  intensa, ma riprendo. La mia base è a San Pedro di Atacama (interamente dedicato al turismo), in un modesto alberghetto al quale non manca niente di indispensabile. Qui il turismo è tutto e sono molto bravi, efficienti e professionali, ma hanno una marcia in più : gentilezza e simpatia, io manderei qui qualche fiorentino o veneziano a fare u corso. Ho fatto 4 escursioni di mezza giornata l’una e piano piano ne renderò conto. Fiammanti pulmini Mercedes Benz, guida in spagnolo e perfetto inglese. Se la gita inizia presto la mattina ad un certo punto si fermano in un belvedere ed in 2 minuti apparecchiano un tavolino e ti offrono la colazione alla quale non manca nulla. Se è al pomeriggio il tavolino lo montano in altro belvedere in modo che i clienti si godano il tramonto andino e ti offrono l’aperitivo.

Prima escursione: Valle della Luna (martedi

Il nome dice tutto siamo sulla luna con i suoi crateri, le sue pianure, dune crepaci. Una formazione geologica in costante trasformazione grazie al vento e ai terremoti che da queste parti sono di casa.  Anche il sale fa la sua parte.
Il tour inizia uscendo dal centro
de San Pedro de Atacama  verso da cordigliera del sale  nel Deserto de Atacama, il luogo più arido della terra  in direzione proprio del   Valle della Luna. Si traversa trasversalmente la valle, visitando: Le tre Marie, el canion, l’anfiteatro sempre con lo sfondo dei grandi vulcani. Aggiungo foto per capirci.







mercoledì 7 settembre 2016

Il desero donato


6 settembre  (l’arrivo)

Oggi alle 6 am ho lasciato Santiago verso nord, per Calama i passeggeri erano alcuni turisti e  gente che lavora con o per le miniere del rame e semplici minatori, infatti molti, oltre il bagaglio a mano, avevano il casco, le scarpe grosse, la pelle indurita dal sole e dal sale e le mani potenti. Calama e un grande “emporio” sorto dal nulla in mezzo al deserto per soddisfare tutti i bisogni dei minatori e dico tutti, infatti è la città del Cile con il più alto nume di prostitute…. Parliamo della miniera di rane ci Chuquicamata, la più grande del mondo a cielo aperto, a pochi chilometri da li. Noi però abbiamo preso un'altra strada – verso sud est, per una buona strada asfaltata che si chiama “ruta del deserto”. Si tratta di 96 km in mezzo al nulla o per dirla meglio in mezzo ad un tutto infinitamente diverso. A vista d’occhio c’è terra, sabbia, pietre, Colline, rilievi, crepacci, fossi di mille forme e dei mille colori della terra, della sabbia e delle pietre. Non un filo d’erba, il verde non esiste, si va dal bianco cenere al marrone al nero al rosso e contrariamente a quello che si possa pensare non è in modo alcuno monotono, soltanto non c’è il verde, Cambia la gamma cromatica ma la fantasia della natura rimane tutta. Su questa terra e sulla gente che la abita la letteratura è copiosa e racconta dell’infinito geografico e dell’infinito senso della solidarietà degli uomini che vivono in condizioni inimmaginabilmente dure. Sono romanzi che parlano delle lotte e dei sogni, delle solitudini e del senso di collettivo, di geografia e del cielo limpido che non conosce cosa sia una nuvola, anche perché se ci fossero le nuvole, ci sarebbe l’umidità ed allora quello  non  sarebbe il deserto più arido del mondo. Sono molte le pagine scritte, non ultimo un soave ed intimo racconto breve di un certo Ricardo Javier Madrid de la Barra dal titolo il Deserto negato, ormai obsoleto perché oggi 6 settembre 2016 il deserto mi è stato finalmente donato. (segue quando mi sia passata la stanchezza delle emozioni, dei 2.650 mr s.l.m., del caldo e ell’area pungente)

lunedì 5 settembre 2016

primi passi a Santiago


Primi passi

Sabato 3 in un bellissimo pomeriggio di questa primavera per la verità un po’ fredda ho portato Giulia a visitare il mercatino dello Los Dominicos.  Un Villaggio di contadini , nella parte alta di Santiago  sorto in torno alla chiesa coloniale accudita da sempre dei frati domenicani. il villaggio è stato adibito a mercato di artigiano artistico locale senza modificare le strutture delle case. E’ molto bello è Intelligente. Giulia che viene da Agugiano (AN) si trova a Santiago con una borsa di studio per perfezionare la sua tesi di laurea che consiste nella traduzione i una racconto per bambini (e relativa contestualizzazione) e quindi approfondisce i vari aspetti della letteratura infantile locale, ha molti contatti e grande disponibilità di tutti ed aiutarla. Giulia: Un’altra che si è innamorata di questa terra.


Domenica 4
Apericena con due amici da sempre: Marcelo Contreras y Jaime Sponda. Con loro ho condiviso tutto negli anni del sogno collettivo per la costruzione di un mondo migliore. Marcelo a 23 anni lo avevamo eletto segretario regionale di Valparaiso del partito che insieme ci eravamo inventati, oggi dirige una fondazione che produce analisi sulla congiuntura socioeconomica del cile e sudamerica che finiscono sui tavoli (300) dei vertici politici, istituzioni pubbliche e grandi aziende. Jaime che è stato presidente della federazione degli studenti prima che io mi candidassi alla stessa carica oggi oltre a fare l’avocato insegna all’università dedicandosi alla ricerca giuridica. C’erano anche le moglie che già  allora, da ragazze, ci sopportavano.  C’è da qualche parte, immagino, una foto identica a questa che pubblico, scattata la note che abbiamo appreso della vittori di Allende alle elezioni presidenziali, l’unica differenza è che allora avevamo qualche anno di meno.



domenica 4 settembre 2016

46 anni fa


4 di Settembre , ore 11,00

Mi sono ricordato che oggi 4 settembre è l’anniversario della elezione a Presidente della Repubblica di Salvador Allende G e quindi mi sono recato, sempre in solitaria, al monumento eretto nei pressi del Palazzo Presidenziale per renderne omaggio. Mi sono trovato con un gruppo di 21 (dico 21, contati) comunisti che accennavano ad una manifestazione con tanto di comizio e alla fine canto dell’Internazionale a pugno alzato (ho cantato anche io). L’unico giovane ha avuto la cortesia di scattarmi una foto. Che tristezza!



sabato 3 settembre 2016

le abitudini sono abitudini

3 settembre ore 12.30 (locali)

le prime tre cose che faccio quando arrivo a Santiago sono nell’ordine:
  1. Mi posiziono in un angolo de “La Alameda Bernardo O’Higgins”: un inmenso viale con 5 corsie  per ogni senso d di marcia che divide in due  questa città di 7/8 milioni di abitanti. Penso al giornalista che titola “traffico nel Caos” o ”inferno”  quando 10/12 macchine si incolonnano all’ingresso della galleria Risorgimento di Ancona. Una volta lo fecce notare ma mi fu risposto che i parametri sono diversi… io mi godo la alameda e il giornaista continua titolare.  Nel ‘800 questo viale aveva in mezzo belli giardini ed era la passeggiata pomeridiana di una borghesia che scimmiottava quella parigina, le signorine andavano a piedi o in calesse, rigorosamente accompagnate dalla governante o da una di quelle zie zitelle che non mancano mai, ci si dedicava al pelambre (petegolezzo) e si raccontavano le “ultime” in somma puro e semplice Gossip.

2.  Vado al mercato e mi mangio un “Lomito con Palta con una taza de Te“, senza dubbio alcuno il miglior sandwich del mondo: pane morbido e caldo imbottito di sottili fettine di carne di maiale cotte al bagno maria e passate per una doratura sulla griglia il tutto con una crema di avocado di quelli cileni.


3. Do una guardatina al Palazzo della Moneda, e su questo non dico niente, perché da dirlo alla retorica è un niente