Mentre decine di operai trafficano con scatoloni e
contenitori vari per imballare la documentazione e le attrezzature informatiche
della redazione di Condoricose che
giovedì si traferisce in Italia, provvedo a quello che è uno degli ultimi
servizi da Santiago del Chile. Domani, dopo alcuni improrogabili impegni del
Capo redattore Condorito, si terrà
un’importante seduta del Comitato di redazione per decide se Condoricose continuerà a lavorare nel
vecchio continente o se l’avventura finisce qui. (punto).
Il 12 ottobre è la ricorrenza della scoperta dell’America
e per motivi “amministrativi” in Cile è stata festeggiata con un giorno di
anticipo: oggi. Qui la chiamano la “giornata della razza”, non ho capito bene
il perché, ma così è. Non ho nemmeno capito in cosa consistevano i
festeggiamenti a parte la giornata festiva. Rimane il fatto che quando sento la
parola “razza” ni arriva un improvviso prurito molto generalizzato. L’unico festeggiamento,
visibile a me, è stata una manifestazione con comizio iniziale e corteo (molto
affollati) della etnia mapuche che con un striscione dava
tutto il senso del raduno: “C’è poco da festeggiare e molto da lottare”.
“Mapuche” significa uomo della terra e gli spagnoli li
chiamarono “araucani”, lo Stato, in seguito chiamò “Araucania” la regione dove
al sud del Cile sono maggiormente presenti. Popolo testardo e combattivo trovò
spazio nelle regioni del centro e sud del Cile e occuparono anche alcune
piccole zone del sud dell’Argentina. Caparvi guerrieri fermarono l’avanzata
degli Incas e diedero moltissimo filo da torcere, per secoli, agli Spagnoli. Così, per dirne una: "... non piangere come donna quello che non hai saputo difendere come uomo", disse Fresia a suo marito
Caupolican, capo mapuche che aveva perso una battaglia contro gli spagnoli, mentre lo impallavano. Il tutto fu “appianato” nel XIX secolo con un pesante e violento intervento militare della giovane ed indipendente Repubblica, che la storiografia ufficiale ha chiamato “guerra di pacificazione” (!). Spropriati delle terre, indotti al alcolismo, cancellato ogni spazio culturale e soprattutto linguistico, oggetti di puro e semplice razzismo, sfruttati con formule medievali di lavoro della terra, da qualche decennio e ricominciata una lotta, a volte violenta, per il recupero non solo della dignità ma anche dei territori, della cultura, della propria autonomia come popolo (o nazione). Non solo la dittatura ma anche i governi democratici successivi, non hanno saputo o voluto affrontare sul serio il problema al punto di applicare regolarmente le leggi antiterrorismo ai dirigenti del movimento accusati in genere di occupazioni di terreni, incendi dolosi, resistenza alla forza pubblica e così via.
Caupolican, capo mapuche che aveva perso una battaglia contro gli spagnoli, mentre lo impallavano. Il tutto fu “appianato” nel XIX secolo con un pesante e violento intervento militare della giovane ed indipendente Repubblica, che la storiografia ufficiale ha chiamato “guerra di pacificazione” (!). Spropriati delle terre, indotti al alcolismo, cancellato ogni spazio culturale e soprattutto linguistico, oggetti di puro e semplice razzismo, sfruttati con formule medievali di lavoro della terra, da qualche decennio e ricominciata una lotta, a volte violenta, per il recupero non solo della dignità ma anche dei territori, della cultura, della propria autonomia come popolo (o nazione). Non solo la dittatura ma anche i governi democratici successivi, non hanno saputo o voluto affrontare sul serio il problema al punto di applicare regolarmente le leggi antiterrorismo ai dirigenti del movimento accusati in genere di occupazioni di terreni, incendi dolosi, resistenza alla forza pubblica e così via.
Nella manifestazione è stato letto un interminabile elenco di Machis in attuale carcerazione preventiva in attesa di giudizio (in mapudungun - la lingua mapuche - “machis” sta per: “principale entità medico - religiosa e consigliere in pace ed in guerra del popolo mapuche” e si parla di “entità” e "consigliere" (uomo o donna) perché nella loro cultura non trova spazio il concetto di “autorità” e tanto meno di "capo"). Vale la pena segnalare che la loro medicina a base di erbe è ormai riconosciuta come di notevole efficacia. I loro grandi nemici sono tutti quelli che aggrediscono la loro sacra terra: oggi, principalmente i grandi proprietari terrieri e le multinazionali che operano nella costruzione di dighe e centrali idroelettriche. Dopo la “guerra di pacificazione” si è verificato un importante processo di urbanizzazione delle generazioni giovani che si sono trasferite nelle grandi città. Oggi gran parte dei cileni ha una qualche percentuale di sangue mapuche nelle proprie vene… anche se non vogliono riconoscerlo. Sarà per quello che lo chiamano “el dia de la raza”?
Nessun commento:
Posta un commento