sabato 1 ottobre 2016

Llaverias 1772


Oggi l’ho fatta grossa. Ho presso la Metro e poi un tassi (che è risultato abbastanza salato) e me ne sono andato a quella che fu la casa dei miei genitori e la mia fino all’ultimo giorno della mia vita in Cile (1973). Calle Llavverias n° 1772, appunto. Ai piedi di un  colle di nome Manquehue che in lingua originale mapuche significa “luogo dei Condor”. Quartiere alto, “Vitacura” (pietra grande) irriconoscibili per traffico e costruzione di grandi ed eleganti palazzi, ma Llaverias c’è. Cambiata ma c’è e la casa pure. Davanti c’è una signora sulla quarantina che lavora con i guanti nel giardino e allora domando: ma questo è il n° 1772? Si,  dice lei, chi cerca? Nessuno dico -  io ho vissuto qui più di 40 anni fa. E Lei mi guarda e dice: allora tu sei un  Madrid…. E parte, è un fiume in piena, la casa la tiene molto bene anche se c’è disordine perché ci sono i muratori, il giardino è curatissimo e ci tiene molto, Vede, mi dice, li ci sono le calle perché un vecchio giardiniere, mi disse che a suo padre le piacevano tanto li, in quel posto, sotto il muro perché hanno bisogno di un po’ di ombra, in fatti li ci sono state sempre le calle a casa mia. Il terreno è piccolo ma c’è il prato e ci sono le rose, gli avocado, i limoni e la  piccola terrazza davanti ed una più grande, dietro casa, che aveva fatto fare mio padre… e mi fa entrare e parla e parla, ed entro in camera mia, e vado in cucina, e già che ci siamo entro perfino in bagno e nella camera che fu dei mie genitori, e parla e parla e mi dice che i vicini più anziani si ricordano ancora di lui e che lo chiamavamo “il Sindaco” perché ci teneva a che la strada fosse in ordine, pulita e con i giardini curati, e mi dice che quel cugino mio che abitava di fronte (fascistone, penso io) - che a me stava tanto antipatico - è andato via e io dico “menomale” e lei dice: si,  menomale, ed è un diluvio di ricordi e lei parla e parla e mi si sensibilizza la pelle e me dura ancora che sono passate più di 9 ore. Cerco di andare via ma lei vuole ancora raccontare e mi dice che devo tornare la sera quando c’è suo marito…  così ne parliamoe prendiamo un aperitivo ed io le dico che lei è gentilissima ma che per me basta così e prima di andare via mi rigala una busta con avocado, belli grandi e profumati dal suo giardino o diciamo meglio: dal nostro. E come al solito in queste situazioni non sono riuscito a fare fotografie: come fai a fare il turista giapponese in una situazione del genere!, (quelle che pubblico le ho trovato su internet) e quindi ho fatto quello che sempre ho fatto quando mi succedono cose del genere, mi sono messo a camminare e sono andato a piede, lontanissimo, a prendere la metropolitana che in parte mi ha riportato alla normalità.

... ed io dico che dietro quel verde a sinistra c'è Llaverias 1772

Il Manquehue (luogo dei condor)

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