lunedì 25 settembre 2017

Nella linea di confine


Il tempo passa, il tempo passa sempre e quindi, si inizia ad avere la preoccupazione di poter individuare in quale posto della memoria profonda si stanno accumulando le emozioni, conoscenze, le certezze ed i dubbi di questi giorni. Sicuramente tutto ciò non andrà perso ma, la cosa importante è che riaffiorino al momento giusto. Non parlo dei futuri racconti che farò alle persone che amo o stimo, in quel senso vado sempre come un treno; parlo piuttosto degli atteggiamenti quotidiani che avrò in quella mia società del benessere e dello spreco, dove mi è capitato di vivere. Voglio dire che sarà importante verificare se la presenza, più o meno latente, di quei ricordi modificheranno o meno quei atteggiamenti.

Sicuramente, al mio ritorno in Italia dopo questo viaggio nel cuore dell’Africa, soprattutto nei primi giorni, constaterò la riduzione della mia capacità di sopportazione, quando al supermercato, assisterò alle insistenti richieste di qualche bambino maleducato perché la madre le compre un “ovetto Kinder”. Ma questo non è molto preoccupante, si supera. Il dramma sarà quando meccanicamente accenderò il televisore e ascolterò, dopo 12 giorni, il telegiornale con le ultime sulla immigrazione. Quello sarà un problema.

Oggi siamo stati a Kasumbalesa, proprio il posto di frontiera con il Congo. Un naturale set cinematografico sull’Africa della sopravvivenza. Lungo la strada, una miriadi di improbabili commerci a disposizione dei Congolesi che trovano conveniente comprare in Zambia, migliaia di persone in attesa di poter vendere una bottiglia d’acqua, un paio di scarpe di plastica o quattro pomodori, un numero indecifrabile di camion diretti a nord, la sensazione che molti degli spedienti per vincere la fame conducano alla violenza. E allora uno si domanda com’è che la settimana scorsa non sono sbarcati in Italia quindici o venti milioni di immigrati?

Evito qualsiasi disquisizione politica o economica sulle cause della Situazione in Zambia o in quasi tutti i paesi di questo continenti, mi domando soltanto con quale alambicco cerebrale continuano a distinguere tra rifugiati politici o per motivi umanitari e richiedenti asilo per motivi economici. Ma non sarebbe il caso che qualcuno espliciti, dal pulpito del video, una qualche distinzione tra "tentativi di esportazione della democrazia por motivi elettorali" e "saccheggio delle risorse naturali per motivi, anche questi economici".

Vado a dormire. Domani penseremo a come raccogliere 20.000 euro per comprare una macchina che assolutamente serve a salvare dalla denutrizione alcune bambini. Basterebbe uno.

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