mercoledì 27 settembre 2017

Cimuga, Amico mio


Cimuga


Cosa ti porti in dietro dal cuore dell’africa? Per prima cosa i sorrisi dei bambini, poi, i tramonti, le ondeggianti strade di terra rossa, il caldo, il senso di ospitalità delle suore, l’attenzione e serietà di queste quando si parla dei nostri progetti, i problemi che abbiamo risolto, i tantissimi nuovi problemi che cercheremmo di risolvere, le cifre del denaro che dovremmo raccogliere con un’azione straordinaria, i mercati di surreale disordine, le donne che camminano e camminano sulle strade polverose, i colori, le serate di discussione all’interno del gruppo, le idee per il lavoro in Italia, l'elenco delle  ristrutturazioni urgenti delle strutture dove operiamo, la povertà, la fame, l’immondizia ai bordi delle strade, la mancanza di igiene nelle strutture sanitarie, i bambini e i ragazzi che in divisa camminano e camino per andare a scuola, i piedi scalzi, il bambino di 3 anni che mangia seduto per terra e che con una mano difende il suo piatto e con l’altra intinge una palina di polenta nel succo della verdura cha ha appena terminato, i frequenti chek point della polizia, la frontiera con il Congo, la gestualità dei saluti e dei ringraziamenti, la trasparente devozione dei fedeli a messa la domenica, la musicalità ed il ritmo, la madre con due bambini vestiti a festa che hanno camminato 2 ore per parlare con noi sull’adozione a distanza, i leccalecca che regaliamo ovunque andiamo e che ai bambini piace tanto, la donna che ci accudisce e che a sorpresa ci fa trovare i panni lavati e stirati, la notizia che alcuni giorni fa sono morti due bambini principalmente per denutrizione, l’indignazione per questo, l’indignazione perché so che ci sono quelli che non si indignano, l’improbabile “aeroporto internazionale di Ndola”, l’allegria di alcune giovanissime suore francescane. Il generoso rigore di Davide, l’amicizia di Giulia e Alessandra e la serietà di Claudio che qualche anno fa mi invitò per la prima volta in Zambia. Ma soprattutto mi porto nel cuore Cimuga, il bambino che nel tardo pomeriggio mi aspetta sorridente e che quando mi vede, zoppicando si avvicina, mi prende per mano e mi fa vedere il suo collegio, il cortile dove gioca, il luogo dove si nasconde, lo stanzone dove dorme.  Cimuga che quando vado via si intristisce.

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