Conclusa
la prima giornata di questa incursione africana, siamo seduti in torno ad un
tavolo (e con una birra a portata di mano), ogni uno a tirare le proprie somme.
Chi scrive, chi usa Facebook, chi whatsup. Io torno al mio caro Condoricose
Percorrere
nuovamente questo territorio è ancora una emozione forte,
Dopo
un lungo e “pesantino” viaggio siamo arrivati al “Aeroporto Internazionale di Ndola”
(una piccola capanna con il tetto di onduline (in Cile si dice “di fonola”).
Ricevuti,
come al solito, da una suora che sorridente agitava le mani abbiamo iniziato il
nuovo percorso. A cena, ieri, abbiamo fatto il punto sul nostro programma e da
oggi si fa sul serio.
Il
caldo è stato consistente e anche se non è la prima volta che visito questi
luoghi, i sorrisi dei bambini non sono una cosa già vista. Sono un carburante
che ti aiuta ad andare avanti con tutto l’entusiasmo del quale sei capace.
La
nostra è una piccola associazione di volontari che dispone di modeste risorse
finanziare raccolte in Italia con non poca fatica. Quindi valutare e
soprattutto dover scegliere gli interventi che porteremmo avanti è compito
difficile. Molto difficile.
Arrivati
in un posto nel gruppo scatta una sorta di “naturale” divisione tecnica del lavoro, alcuni
pensano ai lavori da fare sulle strutture, ad intuire i costi e i tempi, a
fotografare, a pensare possibili soluzioni. Altri, e tra questi io, ci
dedichiamo a vivere con queste centinaia di bambini, a giocare, a ridere, a
fare amicizia. E’ lì che da una tasca salta fuori il naso rosso da clown ed il
tutto si conclude con una grande e collettiva “carcajada” (risata). E’ così. E proprio lì che i soldi passano in
secondo piano certi di aver contribuito ad un piccolo, anche se breve, momento
di felicità. Andiamo avanti e siamo soddisfatti.

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