Molte
volte mi sono domandato cosa sarebbe stato di me se non avessi fatto
l’università fuori sede, proprio lì nella Città del Vento e ho sempre concluso
che era meglio non darsi una risposta definiva perché esiste la possibilità che
sarei diventato uno di quelli che a me oggi non piacciono. In 5 anni di
università sono stato in una decina di pensioni, 3 appartamenti condivisi e 2
studentati, oltre a una infinità di case e appartamenti che mi ospitarono gli ultimi
due mesi quando vivevo in una mezza clandestinità. Di tutti quei luoghi conservo
ricordi sbiaditi eccetto del primo che ricordo benissimo. La pensione della
Signora Ida: piccola e bruta, con il labro leporino e l’amante tassista, molto
gelosa, materna, generosa, lavoratrice.
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Francisco
Manuel Avila della Fuente era arrivato all’Università, “fuori sede”, e aveva
preso alloggio in una modesta pensione per studenti proprio nel centro della
Città del vento. Anni dopo, ormai in
Europa, cercando di ricostruire quei giorni, frequentemente gli emergeva il ricordo di aver avuto allora
un'epidermica paura della solitudine. La percepiva come quella specie di
brivido che si sente scorrere nel corpo quando gli altri passano senza
avvertire la tua presenza. Gli sembrava che la paura della solitudine fosse
stata la sensazione principale, allora, mille anni fa, quando guardava dalla
finestra di un quinto piano, in una stanza che adesso capiva essere stata
spoglia e povera, sicuramente oscura e anche triste. Gli venivano in mente
anche i muri grigi, un sottile odore di muffa, la lampadina di poche candele,
quasi gialla, il pavimento di tavole oscure e lucide di cera, un letto
scricchiolante ed incurvato. Erano state tante le ore passate con il naso
attaccato ai vetri guardando il semaforo, la piazza e la sua fontana con i
leoni dipinti di rosa in qualche goliardica “serata da leoni”, appunto. Poteva
vedere il bar dell’angolo, il palazzo di fronte con la ragazza bruna che
guardava da un’altra finestra come lui, la pioggia o il sole, le macchine, le
biciclette, i carretti tirati a mano e tante persone che semplicemente
transitavano in fretta in ogni direzione. (da La Città del vento bozza n°2)

FelicitacionesssssRicardito!
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