lunedì 6 novembre 2017

A pensione nella Città del vento



 
Molte volte mi sono domandato cosa sarebbe stato di me se non avessi fatto l’università fuori sede, proprio lì nella Città del Vento e ho sempre concluso che era meglio non darsi una risposta definiva perché esiste la possibilità che sarei diventato uno di quelli che a me oggi non piacciono. In 5 anni di università sono stato in una decina di pensioni, 3 appartamenti condivisi e 2 studentati, oltre a una infinità di case e appartamenti che mi ospitarono gli ultimi due mesi quando vivevo in una mezza clandestinità. Di tutti quei luoghi conservo ricordi sbiaditi eccetto del primo che ricordo benissimo. La pensione della Signora Ida: piccola e bruta, con il labro leporino e l’amante tassista, molto gelosa, materna, generosa, lavoratrice.

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Francisco Manuel Avila della Fuente era arrivato all’Università, “fuori sede”, e aveva preso alloggio in una modesta pensione per studenti proprio nel centro della Città del vento.  Anni dopo, ormai in Europa, cercando di ricostruire quei giorni, frequentemente  gli emergeva il ricordo di aver avuto allora un'epidermica paura della solitudine. La percepiva come quella specie di brivido che si sente scorrere nel corpo quando gli altri passano senza avvertire la tua presenza. Gli sembrava che la paura della solitudine fosse stata la sensazione principale, allora, mille anni fa, quando guardava dalla finestra di un quinto piano, in una stanza che adesso capiva essere stata spoglia e povera, sicuramente oscura e anche triste. Gli venivano in mente anche i muri grigi, un sottile odore di muffa, la lampadina di poche candele, quasi gialla, il pavimento di tavole oscure e lucide di cera, un letto scricchiolante ed incurvato. Erano state tante le ore passate con il naso attaccato ai vetri guardando il semaforo, la piazza e la sua fontana con i leoni dipinti di rosa in qualche goliardica “serata da leoni”, appunto. Poteva vedere il bar dell’angolo, il palazzo di fronte con la ragazza bruna che guardava da un’altra finestra come lui, la pioggia o il sole, le macchine, le biciclette, i carretti tirati a mano e tante persone che semplicemente transitavano in fretta in ogni direzione. (da La Città del vento bozza n°2)

 
 

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